ven 2 ottobre 2020
“Non siete emozionati di partecipare al penultimo concerto della storia dell’umanità?”
La domanda è stata posta al pubblico riunitosi il 25 ottobre al Teatro Vittoria per ascoltare il Quintetto Bislacco: una platea partecipe e molto fortunata, visti gli effetti del decreto legge annunciato poche ore prima del concerto. Siamo infatti riusciti a goderci il pomeriggio appena in tempo, perché tutti gli appuntamenti dell’Unione Musicale tra il 26 ottobre e il 24 novembre sono stati rimandati a data da destinarsi.
Nonostante l’indubbia delusione provata da tutti in sala, però, i musicisti del Quintetto Bislacco sono riusciti a sollevarci brillantemente il morale. Dopotutto, fare divertire e appassionare l’uditorio (meglio se uggioso o annoiato) è la loro missione: per Walter Zagato (violino), Duilio Galfetti (violino, mandolino, banjo), Gustavo Fioravanti (viola), Marco Radaelli (violoncello) e Federico Marchesano (contrabbasso) la musica è priva di confini e di limiti; è un mondo immenso e ancora quasi del tutto da esplorare, da scoprire e reinventare. Ogni loro esibizione si presenta come un vero e proprio viaggio in cui chiunque potrebbe essere un nostro compagno: i cinque virtuosi, infatti, propongono un modo rivoluzionario e interessantissimo di ascoltare «musica eseguita con strumenti “classici”»,[1] contaminando i brani che via via si susseguono nel corso dei concerti con onomatopee, cantate a cappella, imitazioni, gag irriverenti e chi più ne ha più ne metta.
Complici la spigliatezza, l’indiscussa bravura tecnica e il profondo amore per il loro mestiere, sono riusciti a ottenere un’unione di parole, recitazione e musica molto spassosa e del tutto credibile, e a donare a tutti noi un pomeriggio di puro divertimento. Hanno mescolato motivi popolari, temi jazzistici e racconti aneddotici riguardo la loro carriera e vita di gruppo; abbiamo ascoltato la sigla della Dreamworks e subito dopo brani classici senza soluzione di continuità. Ci è stato proposto di risolvere un brioso cruciverba musicale, di gustare un concerto-medley, di aprire i nostri orizzonti e di ascoltare la musica in un modo nuovo, e noi abbiamo accettato la sfida.
A un certo punto, dopo i primi due o tre brani, ho pensato che sarebbe stato interessante capire cosa ne pensassero le persone più anziane presenti in sala (il pubblico infatti era estremamente composito). La mia tacita richiesta è stata soddisfatta quasi immediatamente; superato un iniziale momento di sorridente imbarazzo, infatti, la platea si è lasciata andare completamente: c’era chi canticchiava i motivetti, chi commentava a bassa voce, chi si sbellicava letteralmente dalle risate, e questa vivace partecipazione credo sia stata uno degli aspetti più emozionanti dello spettacolo. Il Quintetto Bislacco, facendoci divertire con ogni tipo di musica, ci ha dato una grande lezione: come passare da sacro a profano con scioltezza e rispetto, come rendere la classica davvero “pop”. Non penso ci capiterà molte altre volte di ascoltare la celeberrima Aria sopra la Bergamasca dell’Uccellini mixata con la forse ancor più conosciuta Summer Nights (dal musical Grease)!
Oltre che dotati di profonda autoironia, spirito e originalità, i poliedrici musicisti si sono rivelati anche capaci di grande pathos. Prima dei richiestissimi bis, infatti, si sono esibiti in una canzone popolare venezuelana, La Partida (definita dal gruppo “la nostra partenza verso l’ignoto… o la disoccupazione”): un vero e proprio crescendo di emozioni, forse acceso da una punta di giustificatissima frustrazione. Alla fine del pezzo sono stati festeggiati con un applauso lunghissimo e ritmato, così, nonostante il rammarico, dopo aver richiamato per ben due volte i musicisti sul palco affinché ci suonassero ancora qualcosa, il concerto si è chiuso con gioia e soddisfazione.
Di questa esperienza spero rimarrà a tutti il piacere di raccontare, di sperimentare e di divertirsi con la musica, liberandosi dei confini e delle sovrastrutture che molto spesso noi stessi le imponiamo. Nonostante le mascherine e il distanziamento sociale, infatti, forse complice la nostalgia da me provata per i ben sette mesi e mezzo trascorsi senza musica dal vivo, rare volte ho trovato tanto emozionante e suggestivo un concerto. Dispiace quindi che, almeno per il prossimo mese, non ci sarà la possibilità di ripetere esperienze simili, perché probabilmente è proprio questa la musica di cui abbiamo bisogno nel nuovo tempo creato dalla pandemia: un viaggio emozionante e spiritoso, senza freni e senza limiti. Una musica che non abbia paura di prendersi in giro, ma al tempo stesso profondamente innamorata, emozionata, anche delusa a volte – una musica sincera e molto umana, capace di dare speranza e ristoro ad ascoltatori ed esecutori, ma al tempo stesso di gettare un ponte tra loro, di avvicinarli.
ven 23 ottobre 2020
1) I vostri concerti non sono semplici esecuzioni di brani ma spettacoli contaminati da gag e scherzi, musicali e non: come nasce un vostro concerto? Come costruite la “messa in scena”?
Grazie della domanda, è proprio da qui che comincia il nostro lavoro: la scelta dei brani. Scegliamo prima di tutto un brano che amiamo, non ha nessuna importanza di che genere sia, l'importante è che sia di qualità; può essere una Ouverture da un'opera di Mozart così come un brano di Charlie Parker, o una musica di tradizione popolare, ma deve farci venire la "pelle d'oca". Il passaggio successivo consiste nell'adattare quel brano alla nostra formazione di quintetto d'archi, un lavoro di arrangiamento mostruosamente complesso che solamente Gustavo, e spesso anche Duilio, possono fare. Fino ad ora nulla di così esclusivo, molti gruppi e molti musicisti potrebbero arrivare fino a questo punto, ma quello che succede dopo è un misto di caos mostruoso, idee spesso abbandonate e un brain-storming continuo durante le prove nel quale ognuno prova a ritrovare qualcosa in più o un suggerimento per andare da un'altra parte, in un altro brano-spazio-tempo lontanissimo. Trovato un aggancio comune con una nuova musica, questa viene sviluppata e l'arrangiamento modificato per entrare e uscire in una sorta di "sogno o son desto" musicale. Quando poi si deve decidere la "scaletta" del concerto cerchiamo di tenere conto dell'equilibrio tra i generi, del periodo storico-musicale in cui ci troviamo, e perchè no, anche delle ricorrenze nascita-morte dei compositori...
2) Affermate di voler contrastare “il dilagante sopore che regna sovrano nelle sale da concerto”. In che modo il pubblico viene coinvolto durante i vostri concerti? Riuscite anche nel difficile obiettivo di richiamare un pubblico di neofiti?
L'approcio con il pubblico è quello dello shock iniziale, spaventiamo il pubblico per metterlo a proprio agio e non sentirsi sotto stress, incollato alla poltrona in uno stato catatonico di ascolto passivo-compulsivo. Questo mette subito in chiaro una cosa: se vuoi goderti il concerto non ti devi perdere nulla, le citazioni e le "sbandate" sono nascoste, brevi oppure non ci sono proprio, ma l'ascolto deve essere attivo, curioso, teso e gioioso. Oltre a questo lato prettamente musicale, cerchiamo sempre di raccontare qualcosa di noi o dei brani, in modo da creare un rapporto in cui tutti riescono a godere al massimo della musica, in fondo noi siamo solo dei semplici esecutori... Per quanto riguarda i neofiti, il nostro intento è sempre stato e sarà sempre quello di far amare la musica di qualsiasi genere o età, purchè sia di qualità, senza dimenticarci che la maggior parte della musica di qualità si trova nella musica "colta".
3) Uno dei vostri punti di forza è la commistione tra classico e moderno, tra i grandi compositori della storia e la cultura pop. In che modo convivono? In che modo questi due mondi possono arricchirsi a vicenda?
La convivenza tra i generi è al 90% suggerita dalle armonie o da elementi ritmici in comune tra i brani, e soprattutto dalla cultura e dalla curiosità "a tuttotondo" che caratterizza i nostri ascolti e le nostre individuali conoscenze della musica tutta. Mondi diversi si arricchiscono a vicenda perchè la memoria musicale di ognuno di noi e le nostre storie personali riconoscono quanto sia fantastico viaggiare nel tempo e nello spazio con la musica, e unire Mozart a Elvis Presley ci aiuta a capire quanto il genio musicale non abbia confini di genere ed epoca.
4) Cosa deve aspettarsi il pubblico dell’Unione Musicale dal vostro programma “no limits”?
Lo spirito migliore per partecipare al concerto è: "nessun pregiudizio". Non succede nulla se Rossini o Bach si accostano ad una goliardia o ad un ritmo swing, il fine ultimo è avere un'approcio ad ogni genere di musica libero da cliché e da tradizioni, per levarci quel: "non ascolto musica classica perchè è troppo difficile"...la Musica è per tutti e non ha limiti!
dom 25 ottobre 2020
IlTeatroVittoria alle l5ealle 18 aprirà le porte a «Quintettò Bislacco no limits>’, spettacolo inserito nel cartellone dell’unione Musicale. Sul palco il Quintetto Bislacco, ensemble formato da Walter Zagato al violino, Duilio Galfettial violino, mandolino e banjo,Gustavo Fioravanti alla viola,Marco Radaeffi al violoncelloe Federico Marchesmio al conrabbasso, professori provenienti da prestigiose compagini europee che si sono unitiper accompagnare il pubblicoinunaverae propria avventura in territori musicali senza- confini, muovendosi traculture, stili e tradizioni differenti.- il comune denominatore delloro mododi intendere la classica è mostrare quanto sia ciiriosa, sorprendente e, soprattutto, esilarante.—
articologio 8 luglio 2010
Un progetto d'avanguardia mirante a sfatare il mito della serietà della musica classica. Questo è il Quintetto Bislacco, una formazione che ha scelto un nome che è davvero tutto un programma, come si vedrà nel concerto di domani in val di Fassa. I musicisti che compongono questo singolare complesso d'archi (due violini, viola, violoncello, contrabbasso) saranno pure stravaganti, ma sanno bene come maneggiare i propri strumenti. Di solito lo fanno tra le file di orchestre blasonate. E per sfuggire al rischio della routine si sono inventati un repertorio "bislacco" che va da Bach a Jimi Hendrix, da Gershwin a Hengel Gualdi, da Rossini a Morricone, da Mozart a Strauss (quello dei walzer viennesi).
Per entrare nella dimensione di questa formazione abbiamo sentito Gustavo Fioravanti, violista del Quintetto Bislacco.
Che ci fa un quintetto bislacco in mezzo alle montagne delle Dolomiti?
"In effetti è quello che ci stiamo chiedendo anche noi, a dire il vero dopo il nostro stratosferico successo al campo base dell'Everest nulla più ci spaventa. A parte gli scherzi, noi pensiamo che unire le sensazioni della montagna con quelle della musica sia un esperimento particolare e ben riuscito. In alta montagna puoi assaporare i silenzi, le voci della natura, ma c'è anche la violenza degli elementi, puoi capire quanto l'umano sia piccolo; in musica ritrovi le stesse cose, ci sono i silenzi, suoni particolari, melodie celestiali e forze dirompenti che vanno aldilà dell'anima stessa".
Quale tipo di concerto avete pensato per questa occasione particolare?
"Il concerto sarà esattamente quello che in questi giorni stiamo proponendo in giro per il Nord Italia, un mix di allegria e ottima musica suonata, speriamo, in maniera eccellente".
Da quali presupposti è nata la vostra formazione: solo dalla voglia di sfuggire alla routine?
"Diciamo che la routine di cui si parla non è quella del nostro lavoro in orchestra, il suonare non è mai una cosa meccanica, piuttosto cerchiamo di sfuggire all'idea del musicista classico impolverato e rigido che tante persone hanno nella loro immaginazione. Noi rompiamo gli schemi canonici di qualsiasi concerto classico, scherziamo con e attraverso la musica, senza dimenticare che con la musica ti puoi scottare. Quindi allegria sì, ma sempre con un grande rispetto verso questa meravigliosa arte".
Quali obiettivi vi ponete allora soprattutto attraverso le vostre performance live?
"In primis di divertirci noi stessi, presupposto fondamentale per trasmettere la nostra voglia di fare musica al pubblico, inoltre quello che più ci riempie di gioia è vedere ai nostri concerti il sorriso, l'occhio velato da una kacrima di commozione e l'entusiasmo del puro divertimento in ogni singola persona, giovane o anziana che sia".
Quanto vi divertite nel rimescolare le carte, nell'unire appunto Bach ad Hendrix, Morricone e Mozart?
"Da uno a cento sicuramente duecento. Adoriamo passare da un genere all'altro e questo capita anche all'interno di uno stesso brano...in questo siamo aiutati dai due arrangiatori ufficiali di tutti i brani che eseguiamo: Duilio Galfetti e Gustavo Fioravanti".
C'è gusto in Italia a proporre questo genere di contaminazioni?
"Sicuramente sì, pensiamo che ci sia spazio per tutto, sicuramente i puristi ci guarderanno storcendo il naso e a loro diciamo: evviva i quartetti di Mozart, Beethoven, Brahms, ma provate a venire ad un nostro concerto e passerete la barricata!".
A quale progetti state lavorando per il futuro?
"Abbiamo inciso il nostro primo cd Jokes edito dalla Stradivarius e stiamo incidendo il secondo. Ad ottobre uscirà un video in alta definizione girato per la Radio Televisione Svizzera Italiana, sarà una specie di raccolta di videoclip. Ogni brano avrà la sua scenografia e i suoi costumi, in totale 50 minuti di divertimento assoluto".
dom 9 maggio 2010
La musica classica può essere assai divertente. Lo scopriranno domani 500 ragazzi delle scuole Vco al “Concerto di primavera” che anche quest’anno viene offerto dalle Settimane musicali di Stresa agli studenti. L’appuntamento è alle 11 nella sala del Palazzo dei Congressi con il Quintetto Bislacco, formazione nata dal desiderio di cinque musicisti per dimostrare che con la musica classica ci si può anche divertire , senza rinunciare alla qualità. “Cerchiamo di scherzare con la musica – spiega Gustavo Fioravanti, violista del gruppo – specialmente in questo momento un po’ difficile per la musica classica in Italia. Proponiamo un ascolto “leggero”, senzo però perdere di vista la qualità artistica. A volte stravolgiamo un po’ di brani che sono considerati capisaldi della musica”.Il repertorio spazia tra i generi: “Sconfiniamo nel jazz, nella musica popolare, nel tango, nella musica da film”. Nel concerto di domani, ad esempio, saranno proposti brani da Mozart ai Beatles, con gag e scenette: “ Il programma è in continua evoluzione. Aggiungiamo sempre nuovi brani, osservando anche come reagisce il pubblico. Per questo ogni concerto è un incognita: la scaletta può variare in ogni momento”.Del Quintetto fanno parte anche Walter Zagato al violino, Duilio Galfetti al violino, banjo e mandolino, Marco Radaelli al violoncello ede Enrico Fagone al contrabbasso, tutti collaboratori di formazioni come l’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano e quella del Teatro Regio di Torino. Il Quintetto Bislacco è nato quasi per caso: “Nel 2005 l’Orchestra della Radio Svizzera Italiana organizzava dei concerti da camera e aveva chiesto a Zagato un programma un po’ più leggero, che uscisse dagli schemi. Mi ha chiamato e abbiamo iniziato a lavorare al progetto. Dal 2006 è diventato un gruppo stabile”. Il Quintetto Bislacco tornerà poi ad esibirsi per il Festival estivo delle Settimane Musicali di Stresa, questa volta per tutti, il 25 agosto alle 21 al Castello Visconteo di Vogogna
articolodom 27 dicembre 2009
mar 14 luglio 2009
Quante volte si è discusso di come il mondo della classica sia in qualche modo rimasto imbalsamato in riti e formalità che a volte sembrano eccessivi, dove le novità riescono con difficoltà a imporsi o soltanto a essere accettate.
Il Quintetto Bislacco, formato da Walter Zagato e Duilio Galfetti (violini), Gustavo Fioravanti (viola), Marco Radaelli (violoncello) ed Enrico Fagone (contrabbasso), cinque membri di formazioni orchestrali di prestigio, un piccolo passo l’ha voluto fare pubblicando Jokes, un disco in cui le barriere vogliono essere stravolte , e dove quello che è classico viene interpretato rendendolo più “leggero” e viceversa. Per cui una suite dalle Nozze di Figaro di Mozart trova nuova vitalità attraverso inserti “burleschi” oppure Michelle dei Beatles viene riletta in forma bachiana.
In qualche modo l’ensemble non risparmia nessun genere musicale nel suo irriverente programma: si passa dalla new age al classico, dal tango al rock alla musica da film, cercando in qualche modo di «combattere il dilagante sopore che regna sovrano nelle sale da concerto dell’intero pianeta». D’altro canto l’obiettivo, pur essendo onorevole, non è stato centrato del tutto, rendendo a volte l’arrangiamento scelto fin troppo misurato, come per paura di spingersi oltre.
dom 14 giugno 2009
Una proposta divertene e unica nel suo genere. La propone, non senza clamore, l’etichetta stradivarius che affida nelle mani del Quintetto Bislacco un programma splendido, che fa vacillare i confini stessi fra musica di consumo, come siamo abituati oggi a chiamare la musica che “vende”, e musica classica, quella anche detta colta o di tradizione. Cinque straordinari musicisti, regalano 50 minuti di grande musica e ci ricordano che si può anche ridere facendo musica assieme.
Lo intuiamo fin dalla cover che propone una caricatura disegnata dei 5 strumentisti e dal titolo, “Jokes”, cioè scherzi, scelto per questa novità.
Brani noti e meno noti si susseguono senza alcuna frattura, anzi. Il programma appare talmente ben congeniato che riusciamo a trovare un senso compiuto fra l’indimenticabile musica di Nicola Piovani composta per la Vita è bella e la trascrizione dalla strepitosa Ouverture dalle Nozze di Figaro di Mozart che viene subito dopo, incastonata come una sorta di cammeo classico fra il sopradetto Piovani e il Morricone della Western Suite che viene subito dopo.
Brani da film famosi, pezzi senza tempo come The Man i Love di Gershwin, o West Side Story di Bernstein, trovano pari dignità e arrangiamenti degni del livello musicale di un giovane e affiatato gruppo, di cui tutto si può forse dire, tranne che sia veramente “bislacco”.
mer 10 giugno 2009
Non semplici scherzi, corrosive gags, ma più esattamente jokes: ovvero scherzi musicalmente e letteralmente intesi, dove anche l'intoccabile sacralità non è immune da una risata omicida.
E bislacco lo è solo per onore di etimo anche il superbo Quintetto di eccellenze che si diverte a scorazzare attraverso le nobili vigne della letteratura più celebre.Devasta eppure riveste di nuova bellezza questo imperdibile gioiello uscito dalla fucina della Stradivarius: coglie nel segno, con mira di precisione e una strumentalità di prim'ordine, l'anima mai quieta di pagine così ispirate da prestarsi alle più impensate soluzioni. Ne è una prova la futuristica apertura, da cafè chantant, affidata a una polka schnell di Strauss figlio; ne è conferma la tenerissima West Side Story, quasi tremante nell'innocenza senza pelle del suo filo di voce, o ancora l'inappagata carnalità di La muerte del angel di Piazzolla.L'ascoltatore che attendesse il Bislacco Quintet al varco si ascolti l'elettrica vitalità Mozartiana Ouverture da Le nozze di Figaro, o ancora l'avvolgente, irraggiungibile malinconia di The man I love di Gershwin: l'impasto di legni e corde afflato, dinamite, vento e cielo. Un ascolto che trattiene come cifra distintiva la leggerezza, la guizzante giovinezza di una classe dissimulata sotto un sorriso beffardo e irresistibile.
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